lunedì 12 dicembre 2011

Nuovi materiali da scaricare

Nuovi materiali da scaricare con le ultime decisioni del Consiglio Europeo e l'accordo di dicembre sull'Eurozona - clicca qui

domenica 4 dicembre 2011

UE: fuga dalla democrazia

Franco Russo
l'articolo verrà pubblicato nel numero 19 di Alternative per il socialismo

1. Sull’Italia, dopo la prima ‘manovra economica’ dello scorso luglio (decreto legge 98/ 2011), è continuato il pressing dei mercati finanziari e dell’UE per rendere più severe le politiche di austerità, e in piena estate, esattamente il 5 di agosto, è stata inviata al Presidente del Consiglio Berlusconi, impropriamente definito Primo Ministro, da parte di Jean-Claude Trichet, presidente della BCE, e da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, una lettera con la precisa indicazione di ulteriori interventi per rispettare gli impegni assunti nei Consigli Europei e nei documenti che hanno scandito il primo ‘semestre europeo’. Così in agosto è stata varata, con il decreto legge 138/2011, una seconda manovra di stabilizzazione con effetti correttivi di 60 miliardi di euro sui saldi di bilancio del 2014. Prima di esaminare la lettera dei due banchieri, è utile ricordare che il Consiglio ECOFIN del 7 settembre 2010, ha modificato il Codice di condotta per l’attuazione del Patto di stabilità e crescita mediante le procedure del ‘semestre europeo’, avviato nel gennaio 2011.

sabato 3 dicembre 2011

Politica di asilo: meno discorsi, più solidarietà

Bruxelles, 2 dicembre 2011 – La Commissione europea propone oggi di aumentare la solidarietà tra gli Stati membri nel campo dell'asilo e di fare in modo che sia garantita protezione alle persone in cerca di rifugio. Negli ultimi mesi, gli avvenimenti della primavera araba e il numero crescente di migranti in arrivo a Malta e nell'isola italiana di Lampedusa hanno portato in primo piano la questione della solidarietà in materia di asilo. Questi eventi hanno manifestato ancor più chiaramente la necessità di un sistema europeo comune di asilo e hanno rivelato la mancanza di fiducia reciproca tra gli Stati membri. La solidarietà dev'essere al centro della politica di asilo dell'Unione europea e la Commissione europea sta lavorando per questo. Anche se disponiamo già, in larga misura, di norme comuni, la solidarietà tra gli Stati membri in materia di asilo è ancora troppo scarsa. In alcuni paesi i sistemi di asilo non funzionano abbastanza bene.

venerdì 2 dicembre 2011

Risoluzione del Parlamento Europeo in cui si chiede l'Audit sul debito !!!

scarica qui la risoluzione

Intervista a Rickard Falkvinge, fondatore del partito pirata svedese

Intervista di Stefano Bocconetti 

Un’intervista difficile, difficilissima da raccontare. Non per il personaggio, civile, pacato e disponibile come pochi. Ma difficile lo stesso perché non si usa lo stesso linguaggio. Non si usano le stesse categorie. Lui non conosce destra o sinistra, governo e opposizione. O meglio le riconosce quando parla del passato, dei decenni scorsi. Il suo schema interpretativo oggi però ruota attorno ad altre “categorie”: controllo contro libertà, monopolio contro condivisione dei saperi e via così. Rickard Falkvinge, fondatore del partito pirata svedese, ha alle spalle una storia strana. Quarant’anni esatti, da studente faceva parte della “Lega moderata dei giovani”, qualcosa come la “maggioranza silenziosa” o giù di lì. Poi la laurea, il lavoro. Addirittura l’incarico come capo progetto alla Microsoft. Infine, la svolta. Al punto da diventare il peggiore incubo della Microsoft. In Svezia nasce Pirate Bay, la Baia dei Pirati.

Abandoning a sinking ship. A plan for leaving the euro

Yanis Varoufakis

As regulars of this blog know, I am of the view that the eurozone’s collapse will be a harbinger of a postmodern 1930s. While virulently opposed to the eurozone’s creation, in its time of crisis I have been campaigning for saving the euro. Of course, as Alain Parguez wrote aptly here, it is impossible to save someone, or something, that does not want to be saved. In this post, while not going back on my personal commitment to keep trying to save a monetary union bent on self-destruction, I shall relate to you an idea on how a peripheral member-state could try to minimise the (huge) socio-economic costs of an exit from the eurozone forced upon it by the latter’s steady disintegration. The said plan was put together with Ireland in mind. Its authors are Warren Mosler (an investment manager and creator of the mortgage swap and the current Eurofutures swap contract) and Philip Pilkington, a journalist and writer based in Dublin, Ireland. Their starting point is a (perfectly spot on) diagnosis: “austerity programs” are “an abject failure and yet European officials continue to consider them the only game in town.

La situazione europea

Stefano Squarcina
24 novembre 2011

L'articolo verrà pubblicato nel prossimo numero della rivista “Progetto lavoro”, www.rivistaprogettolavoro.it

Quattro giorni, non uno di più. Tanto è durato il periodo di grazia ed euforia determinato dalle decisioni prese dal Consiglio Europeo e dal Vertice dell'Eurozona del 26 ottobre scorso sulla crisi finanziaria: i risultati dei due summit erano stati presentati come definitivi, in grado di salvare l'euro una volta per tutte. Nelle conferenze stampa notturne, convocate alle cinque del mattino del 27 ottobre, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel avevano annunciato che tutti i problemi dell'euro erano stati risolti, che un difficile accordo era stato trovato per proteggere la moneta unica e che non c'era ragione per preoccuparsi ulteriormente delle sorti dell'euro. Invece... È bastato l'annuncio -il 31 ottobre- della possibile organizzazione in Grecia di un referendum popolare sulle nuove misure di accompagnamento alla ristrutturazione del debito di Atene per scatenare un cataclisma politico dal quale non siamo ancora usciti, annuncio che ha rimesso al punto di partenza, ancora una volta, le lancette della crisi.

mercoledì 23 novembre 2011

Documenti della Commissione

Scarica qui gli ultimi documenti elaborati dalla Commissione:

EUROBOND

PREVISIONE ECONOMICA

GOVERNANCE ECONOMICA

Cambiamento climatico: norme UE più forti per monitorare le emissioni di gas a effetto serra

Bruxelles, 23 novembre 2011 –
Per sapere se l’UE e gli Stati membri sono sulla buona strada verso il conseguimento degli obiettivi di emissione e lo sviluppo di nuove strategie energiche per lottare contro i cambiamenti climatici, è fondamentale disporre di dati tempestivi e accurati sulle emissioni di gas a effetto serra. Oggi la Commissione europea ha proposto una legislazione per rafforzare sensibilmente il monitoraggio e la comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra, in particolare per quanto riguarda l’adeguamento alle nuove prescrizioni del pacchetto unionale sul clima e alla legislazione sull’energia per il periodo 2013-2020. Connie Hedegaard, commissaria responsabile dell’Azione per il clima, ha dichiarato: “Migliorando la trasparenza, il coordinamento e la qualità dei dati comunicati, la proposta di oggi contribuisce a verificare meglio i nostri progressi per conseguire gli obiettivi di emissione. Questa proposta aiuterà inoltre a monitorare e a comunicare le emissioni legate alle attività di utilizzo del territorio, variazione della destinazione d’uso del territorio e silvicoltura (LULUCF), all’aviazione e ai trasporti marittimi, per citare solo alcuni settori. Speriamo che queste nuove norme servano da esempio anche nell’ambito dei negoziati internazionali sul clima e diventino un parametro di riferimento per la trasparenza dell’azione sul clima da parte dei paesi sviluppati”. L’UE e gli Stati membri collaborano già per monitorare e comunicare le emissioni di gas a effetto serra in virtù di una decisione adottata nel 2004 e redigono ogni anno gli inventari delle emissioni che sono utilizzati per valutare i progressi per conseguire gli obiettivi di emissione stabiliti dal Protocollo di Kyoto. Essi raccolgono e pubblicano le informazioni sulle proiezioni di queste emissioni nonché sulle politiche e misure per la relativa riduzione. Le norme vigenti trovano ampio fondamento nelle prescrizioni derivanti dal Protocollo di Kyoto.

venerdì 18 novembre 2011

La Commissione rafforza la dimensione “giustizia e diritti fondamentali” dei futuri bilanci dell’Unione europea

Commissione europea – Comunicato stampa

Bruxelles- 15 novembre 2011 – Quando vivono, viaggiano o fanno acquisti in uno Stato membro diverso dal loro, i cittadini devono poter essere a loro agio in Europa. Dovrebbero poter contare su una giustizia accessibile, ovunque si trovino nell’UE. Oggi la Commissione europea presenta delle proposte relative a programmi di finanziamento semplificati che contribuiscano a costruire uno spazio europeo di giustizia. I programmi sosterranno le azioni dell’Unione destinate a migliorare la cooperazione europea nell’ambito del diritto civile e del diritto penale, a permettere a ciascuno di esercitare più efficacemente i propri diritti in qualità di cittadino dell'Unione e a promuovere l’uguaglianza. Contribuiranno anche a rafforzare l’impegno dell’Unione nella lotta contro la criminalità, nel contrasto alla domanda e all’offerta di droghe e nella salvaguardia dei diritti delle persone (come gli imputati o le vittime di reati) nei processi penali. I due nuovi programmi rappresentano una semplificazione sostanziale rispetto ai programmi esistenti, con meno burocrazia e più efficienza nella gestione, e saranno attuati dal 2014 al 2020 con una dotazione di 803 milioni di euro.

martedì 15 novembre 2011

Eurocrisis: Green Paris Declaration adopted today

European Green Parties representatives adopted today in Paris a 12-points political proposal to step out of the current financial, social and economic crisis affecting Europe, and a roadmap for the refounding of the European project: European Greens are convinced that the European project needs to find a new sense of direction and purpose.
“These crises are eroding social cohesion and leading to political disintegration of the continent, driving us to irrelevance in the 21st century. Any scenario leading to the break-up of the Euro-zone, which would be the first step of the political disintegration of Europe, is unacceptable to us. Conversely though, any enhanced political integration of the Euro-zone cannot lead to the crystallization of a two-speed Europe”, said Philippe Lamberts, MEP and co-chair of the European Green Party.

I futuri finanziamenti nel settore degli affari interni: più fondi, maggiore flessibilità, norme più semplici

Commissione europea – Comunicato stampa

I futuri finanziamenti nel settore degli affari interni: più fondi, maggiore flessibilità, norme più semplici Bruxelles, 15 novembre 2011 – I recenti avvenimenti, dalla primavera araba agli attentati terroristici in Norvegia, dimostrano quanto è importante che l'Unione europea sia in grado di reagire rapidamente ed efficacemente in situazioni di crisi in rapida evoluzione. Per questo motivo la Commissione intende aumentare i fondi a disposizione del settore degli affari interni e migliorare e semplificare le modalità di gestione dei finanziamenti dell'UE. Nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale (periodo 2014-2020) la Commissione propone, per il settore affari interni, una dotazione complessiva di 10,7 miliardi di euro, pari ad un aumento del 40% circa rispetto ai fondi complessivamente stanziati per il periodo 2007-2013.

Come garantire il diritto dei migranti alla vita familiare

Bruxelles, 15 novembre 2011

È necessario cambiare le regole dell'Unione sul ricongiungimento familiare dei migranti? La Commissione europea dà inizio oggi a un dibattito pubblico sul diritto al ricongiungimento familiare dei cittadini di paesi terzi che vivono nell'Unione europea, in funzione del quale deciderà se è necessario intervenire e definire, per esempio, linee guida chiare, oppure modificare le regole attuali o lasciare invariata la situazione. I contributi delle parti interessate e dei cittadini saranno pubblicati sul sito la vostra voce in Europa. Precisazioni su contesto e contatti sono inoltre disponibili al seguente link. L'Unione si è dotata nel 2003 di norme comuni che stabiliscono a quali condizioni i familiari di cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro possono entrare e soggiornare nell'UE. "Il ricongiungimento familiare rende possibile la vita familiare e l'integrazione sociale degli immigrati", ha commentato Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni.

Una relazione evidenzia l'impatto positivo della mobilità dei lavoratori bulgari e rumeni sull'economia dell'UE

Comunicato stampa della Commissione Europea
Bruxelles, 11 novembre 2011 – Una nuova relazione pubblicata oggi dalla Commissione europea mette in rilievo il ruolo complessivamente positivo che i lavoratori in mobilità della Bulgaria e della Romania (UE-2) hanno svolto per le economie dei paesi ospitanti. Questi lavoratori hanno contribuito ad integrare il mix di abilità richiesto sul mercato del lavoro nonché a colmare i posti di lavoro vacanti in settori e professioni che registravano carenze di manodopera come ad esempio quello della costruzione, quello dei servizi alle famiglie e nella ristorazione. Dalle stime emerge anche l'impatto positivo della libera circolazione dei lavoratori rumeni e bulgari sul PIL a lungo termine dell'UE, con un aumento dello 0,3% circa nei paesi UE-27 (0,4% nei paesi UE-15).

lunedì 14 novembre 2011

On the Brussels’ Agreement: Europe’s Reverse Alchemy in full throttle

Yanis Varoufakis

The official unveiling of a systemic crisis
One knows that there is something rotten in the world economy when the fate of a Greek PM makes headlines all over the world and for a whole week. Greece is not, and ought not to be, that important. But Italy is. And so is, from a global perspective, Europe. For some time now, Europe has been hiding its ills behind its (Hellenic) little finger. At long last, the truth (which I have been at pains to shout from the rooftops for more than 18 months) is now out: This is a systemic crisis that threatens not only the euro but the world economy in its entirety. While Greece is insignificant, the eurozone, lest we forget, is the globe’s largest economy; a block that accounts for China’s single largest slice of exports, for one fifth of America’s exports, for more than $120 billion of Latin America’s exports, not to mention up to half of emerging Africa’s money-spinning trade (from fresh fruit and flowers to minerals). A deep recession in Northern Europe (which will surely result from the euro’s demise) is, thus, bound to unleash deflationary winds that will destabilise an already imbalanced global economy.

lunedì 7 novembre 2011

Referendum in Europa

Franco Russo

Non appena Papandreou, primo ministro greco, ha annunciato di voler indire seguendo la Costituzione un referendum sul piano di salvataggio varato dal Vertice Euro il 26 ottobre, i centri finanziari si sono scatenati: a decidere sui piani di salvataggio non devono essere i cittadini, sono i mercati. Infatti la reazione è stata di far schizzare i tassi di interesse sui titoli pubblici greci all’87%! Quelli italiani hanno raggiunto il 7%, e le borse sono crollate. I mercati comandano, i mercati danno gli ultimatum ai governi. Già ai primi di ottobre, Haris Kastanidis, ministro degli Interni (e della repressione) in Grecia, di fronte all’inarrestabile ondata di scioperi che da mesi paralizza il paese per impedire l’attuazione delle misure di austerità – cioè dei licenziamenti, dei tagli a salari stipendi e pensioni, delle privatizzazioni dei servizi sociali e della svendita del patrimonio pubblico imposti dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI – si è chiesto in Parlamento se non si debba indire «un referendum sulla crisi del debito che ha sprofondato il Paese (e l’Eurozona) nella peggiore crisi del dopoguerra» (riportato da Il sole 24ore, 6 ottobre 2011, p. 11).

sabato 5 novembre 2011

Time to resign, mr. Papandreou

Yanis Varoufakis

Last week, the European Union Council agreed on a set of policies for tackling the euro crisis. It was hoped that the new agreement (hereafter referred to as the October Agreement) would be a decisive step toward resolving a slow burning crisis that threatened to derail the euro, plunge the EU itself into a process of explicit disintegration and, consequently, drag into a new recession the global economy. Readers of these pages will know that I have taken the view that the October Agreement was made of the wrong stuff (click here, here and here). Others (including President Obama) have praised Europe for moving in the right direction, reserving their doubts and criticism for Europe’s pace along this, ‘righteous’, path. I beg to differ. The October Agreement was catastrophically bad in terms of the direction that it is taking Europe, not just due to its anaemic pace. (In my next posting I plan to sum up all the reasons for which the October Agreement is even worse for Europe than it is for Greece.)

giovedì 3 novembre 2011

Il referendum che fa paura

Salvatore Cannavò

La decisione greca di consultare i cittadini getta nel panico mezza Europa segno dello scarto tra tecnocrazie e democrazia. Eppure, il referendum e la possibilità di decidere è l'unica strada contro gli apprendisti stregoni Cosa c’è di meglio delle parole dell’agenzia di rating Fitch a proposito dell’eventualità di un referendum in Grecia sulle misure anticrisi, per capire cosa ci sta riservando l’Unione europea e quali fulmini si abbatteranno sui cittadini europei? “Il referendum greco – dice Fitch - mette a repentaglio la stabilità e la vitalità stessa dell'euro”. Terrore e panico sui mercati, le borse sprofondano, la politica europea va in subbuglio. La borsa italiana, ovviamente, scende più delle altre perché chi può pensare che un governo guidato da Silvio Berlusconi e dalla sua corte possa solo pensare di risolvere una crisi di questa portata? Il punto, però, in questo caso non è tanto Berlusconi quanto l’opposizione feroce che viene fissata tra le esigenze del risanamento e la democrazia. E così scopriamo che Sarkozy si dice “costernato” per la decisione annunciata dal premier greco Papandreou, la Germania è terrorizzata e Francoforte perde il 3,8 per cento in una sola giornata.

"Grandissima coalizione". Una nuova stabilità tedesca?

Paola Giaculli

Berlino, 27 ottobre - "Il voto al Bundestag di mercoledi segna l'inizio di una grosse Koalition informale", si legge nell'editoriale della Süddeutsche Zeitung, uno dei quotidiani più autorevoli tedeschi. Dopo il rifiuto della settimana scorsa di sottoporre l'ampliamento del fondo salva stati al giudizio dell'aula parlamentare del Bundestag di Berlino, la cancelliera Merkel "cede alle critiche dell'opposizione e dell'opinione pubblica" e fa votare il parlamento. Questo è anche il giudizio di Frank-Walter Steinmeier, capogruppo Spd al Bundestag che con aria trionfale dichiara alla stampa che Merkel "si è arresa facendo proprie le nostre tesi". In effetti, c'è ben più della semplice verifica parlamentare sulle decisioni da prendere in seno alla Ue, a cui si voleva comunque sottrarre Merkel, che invece anche la Corte costituzionale ha sollecitato a più riprese in passato. L'altro fatto nuovo, di natura squisitamente politica, e non puramente giuridico-istituzionale, è una risoluzione comune di tutti i gruppi parlamentari, fatta eccezione della Linke, sul fondo salva stati/euro.

martedì 1 novembre 2011

OGM: Una relazione valutativa conclude che la legislazione dell'UE avanza sulla giusta via

Bruxelles, 28 ottobre 2011 – Due relazioni indipendenti che valutavano la legislazione dell'Unione europea in tema di organismi geneticamente modificati (OGM) sono giunte alla conclusione che vi è ampio sostegno per gli obiettivi legislativi e dimostrano che le recenti iniziative legislative della Commissione vanno nella direzione giusta. Questi documenti, pubblicati oggi, sottolineano inoltre che occorre apportare alcuni adeguamenti se si vogliono raggiungere gli obiettivi della legislazione - la protezione della salute e dell'ambiente e la creazione di un mercato interno - e assicurare che la legislazione sia adeguatamente attuata. "Queste relazioni confermano che i problemi legati all'attuazione della legislazione in tema di OGM non provengono dalla sua concezione o dai suoi obiettivi, che rimangono pertinenti, ma piuttosto dal modo in cui queste questioni delicate sono gestite a livello politico" ha affermato John Dalli, Commissario responsabile per la salute e i consumatori.

lunedì 31 ottobre 2011

"Frontiere intelligenti" per l'UE: la Commissione auspica un accesso più facile e maggior sicurezza

Bruxelles, 25 ottobre 2011 – L'Unione europea necessita di una gestione più moderna ed efficace dei flussi di viaggiatori alle frontiere esterne. La Commissione europea ha adottato oggi una comunicazione che illustra le principali opzioni per l'uso di nuove tecnologie diretto a semplificare la vita agli stranieri che si recano di frequente nell'UE e monitorare meglio i cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere.

Permettere ai viaggiatori di attraversare le frontiere rapidamente e senza intoppi, garantendo però un livello adeguato di sicurezza, è una vera sfida per molti Stati membri. Ogni anno oltre 700 milioni di cittadini dell'Unione e di paesi terzi attraversano le frontiere esterne dell'UE e in futuro saranno ancora di più: secondo stime, nel 20301 il numero viaggiatori negli aeroporti potrebbe addirittura aumentare dell'80%.

giovedì 27 ottobre 2011

"Carta blu" – Permessi di lavoro per migranti altamente qualificati: 6 Stati membri non rispettano le norme

Bruxelles, 27 ottobre 2011 – Non rispettando le norme dell'UE, alcuni Stati membri rendono particolarmente difficile per i lavoratori altamente qualificati venire a lavorare nell'UE. Oggi la Commissione ha richiesto formalmente a 6 Stati membri di conformarsi alle norme della direttiva “Carta blu”, il cui termine di attuazione è scaduto il 19 giugno 2011. Germania, Italia, Malta, Polonia, Portogallo e Svezia non hanno ancora attuato nel diritto interno le norme dell'UE relative ai lavoratori altamente qualificati. La Commissione ha pertanto deciso di emettere un parere motivato (ai sensi dell'articolo 258 del TFUE) richiedendo a tali Stati membri di attivarsi.

Nonostante siano nel pieno di una crisi economica caratterizzata da tassi di disoccupazione particolarmente elevati, i datori di lavoro spesso non riescono a trovare i lavoratori altamente qualificati di cui hanno bisogno . La direttiva “Carta blu UE” istituisce norme comuni ed efficaci che permettono ai cittadini di paesi terzi altamente qualificati di venire a lavorare in Europa nei mercati del lavoro in cui sono richieste le loro competenze. La direttiva introduce una procedura accelerata di ammissione per tali stranieri e garantisce un insieme comune di diritti sociali ed economici (uguali a quelli dei cittadini dell'Unione) in vari settori. Se l'Unione vuole raggiungere l'obiettivo di una crescita sostenibile e inclusiva, basata sulla ricerca e sull'innovazione, l'Europa deve attrarre più talenti. A tal fine è essenziale che tutti gli Stati membri applichino queste norme comuni e promuovano una politica globale ed equilibrata dell'UE in materia di migrazione.

Dichiarazione dal vertice EURO

1. Negli ultimi tre anni abbiamo adottato misure senza precedenti per combattere gli effetti della crisi finanziaria mondiale, sia nell'ambito dell'Unione europea che all'interno della zona euro. La strategia che abbiamo istituito comprende sforzi decisi per garantire risanamento di bilancio, sostegno ai paesi in difficoltà e rafforzamento della governance della zona euro così di realizzare una maggiore integrazione economica tra noi e un'ambiziosa agenda per la crescita. Nella riunione del 21 luglio abbiamo adottato una serie di decisioni importanti. La ratifica da parte di tutti i 17 Stati membri della zona euro delle misure riguardanti il FESF rafforza notevolmente la nostra capacità di reagire alla crisi. L'accordo delle tre istituzioni su un pacchetto legislativo forte all'interno delle strutture dell'UE in merito a una migliore governance economica rappresenta un altro risultato significativo. L'introduzione del semestre europeo, in base al quale ora il coordinamento a livello dell'UE avviene prima che siano adottate le decisioni nazionali, ha cambiato radicalmente le modalità di coordinamento a livello europeo delle nostre politiche economiche e di bilancio. L'euro continua a poggiare su fondamentali solidi.
2. Occorrono ulteriori azioni per ripristinare la fiducia ed è per questo che, oggi, abbiamo convenuto una serie globale di misure supplementari che rispecchiano la nostra ferma determinazione a fare tutto il necessario per superare le attuali difficoltà e a intraprendere le iniziative richieste per il completamento dell'unione economica e monetaria.

Principali risultati del vertice euro

L'euro si trova al centro del nostro progetto europeo di pace, stabilità e prosperità. Abbiamo convenuto oggi una serie di misure globali per ripristinare la fiducia e affrontare le attuali tensioni nei mercati finanziari. Tali misure rispecchiano la nostra ferma determinazione a superare insieme le attuali difficoltà e intraprendere tutte le iniziative necessarie per conseguire una più profonda unione economica, adeguata alla nostra unione monetaria. In data odierna abbiamo convenuto quanto segue.

1. Un accordo che dovrebbe assicurare la riduzione del rapporto debito/PIL della Grecia con l'obiettivo di raggiungere la percentuale del 120% entro il 2020. Gli Stati membri della zona euro contribuiranno al pacchetto relativo alla partecipazione del settore privato fino ad un importo di 30 miliardi di EUR. Lo sconto nominale sarà pari al 50% del debito greco virtuale detenuto da investitori privati.

Dichiarazione dei capi di stato o di governo dell'UE (in particolare sulla ricapitalizzazione delle banche)

Nella riunione odierna, conformemente al punto 7 delle conclusioni del Consiglio europeo del 23 ottobre, riguardante le relazioni tra l'UE e la zona euro, i membri del Consiglio europeo sono stati informati dal presidente Van Rompuy in merito allo stato dei preparativi del vertice euro che si svolgerà nel corso della giornata. Hanno discusso la situazione e sottolineato la loro comune volontà di fare il possibile per superare la crisi e per contribuire ad affrontare in uno spirito di solidarietà le sfide che si pongono all'Unione europea e alla zona euro. Hanno accolto con favore il consenso sulle misure intese a ristabilire la fiducia nel settore bancario, raggiunto dal Consiglio ECOFIN il 22 ottobre. Su tale base hanno convenuto il testo allegato alla presente dichiarazione fatto salvo l'accordo sulle misure indicate nel testo che fanno parte di un pacchetto più ampio, che include le decisioni che saranno prese nella riunione odierna del vertice euro. Il Consiglio ECOFIN ultimerà i lavori e adotterà le necessarie misure di follow-up.

martedì 25 ottobre 2011

Cambiare l'Italia, cambiare l'Europa

Roberto Musacchio
L'articolo presentato uscirà sul prossimo numero di Progetto Lavoro per una sinistra del XXI secolo

"Cambiare l’Italia, cambiare l’Europa", era il secondo striscione di apertura che il movimento aveva deciso di mostrare alla manifestazione del 15 ottobre, a seguire quello che riportava lo slogan internazionale, "People of Europe, rise up – popoli d’Europa, alzatevi". Un segno importante di comprensione del fatto che l’indignazione chiede comunque anche il cambiamento e che il cambiare l’Italia e l’Europa vanno di pari passo. Come sia andata poi la manifestazione lo sappiamo e la discussione su questo non è la materia di questo articolo. Per quanto devastato dalla incursione di un politicismo violento, che è altro dalla sofferenza sociale che esprime rabbia, il movimento è riuscito comunque in questa fase a mettere al centro i suoi temi che sono quelli di una critica radicale della condizione che si è determinata a seguito delle politiche di globalizzazione liberista che, qui da noi, hanno segnato profondamente il progetto, che ha una valenza storica, di realizzazione della integrazione europea. Qui c’è un primo elemento di approfondimento necessario. La costruzione dell’Europa è la forma concreta che la globalizzazione liberista assume nel Vecchio Continente? Oppure, il percorso storico della realizzazione dell’Europa precede e, in parte, prescinde, salvo poi però essere curvato dal suo realizzarsi concretamente nell’epoca dell’egemonia del pensiero unico verso il divenire una mera, sia pur potente, articolazione di quella egemonia? La mia risposta è la seconda e poggia sulla ricognizione di un lungo percorso storico che dalla liberazione dalla società feudale, all’urbanesimo e all’umanesimo, fino all’era segnata dall’irrompere del movimento operaio, parla di una costruzione complessa, e terribilmente drammatica se solo pensiamo alle guerre, al colonialismo, al razzismo, che produce quello che chiamiamo il modello sociale europeo. E che ha in sé i materiali per provare a fare dell’Europa quello di cui parlano Bauman, l’avventura della costruzione di una globalizzazione dei diritti e della cittadinanza, e Balibar, il mediatore disarmato che traghetta il mondo fuori da guerra e violenza. Ma la realtà storica ci dice che l’Europa che si sta realizzando è molto più simile a quella che porterebbe a dare un consenso alla prima risposta, e cioè una articolazione del pensiero unico.

venerdì 14 ottobre 2011

Materiali

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Dall'indignazione europea all'impegno per gli Stati Uniti d'Europa

Nicola Vallinoto

Da sostenitore del progetto federalista di un'altra Europa 'libera e unita' non posso che ringraziare Rossana Rossanda per aver lanciato sul Manifesto, in collaborazione con sbilanciamoci.info, una discussione a tutto campo sulla rotta del Vecchio continente in questo momento di profonda crisi.

Con questa riflessione vorrei rispondere ai due quesiti posti da Rossanda ovvero se “Non c’è stato qualche errore nella costituzione della Ue? E come si ripara?" La risposta alla prima domanda va ricercata nell’impostazione funzionalista della costruzione europea che non ha consentito il completamento della federazione europea con un governo democratico responsabile di fronte a un Parlamento, eletto dai cittadini europei e con poteri legislativi, per gestire le materie e i beni di interesse comune. La scelta funzionalista con la quale si è costruito prima il mercato unico, lasciando l'unione politica come obiettivo da realizzare in un secondo momento, è stato un errore imperdonabile soprattutto da parte della sinistra che ha creduto di poter perseguire valori e ideali cosmopoliti dentro gli angusti spazi nazionali. La risposta alla seconda domanda mi viene suggerita dalla lettura di un articolo del 1915 pubblicato nel Sotsial-Demokrat in cui Lenin giunge alla conclusione che “la parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa è sbagliata”.

Comunicato del Coordinamento Energia Felice

INVITO A PARTECIPARE ALLA GIORNATA EUROPEA DEGLI INDIGNATI 

A tutto il popolo
 ed in particolare a tutto il popolo che ha manifestato con il referendum la volontà di chiudere la partita con il nucleare Condividiamo la scelta di partecipare alla giornata di mobilitazione internazionale del 15 ottobre. In quella giornata in molte parti del globo si manifesterà contro l'austerity e le scelte economiche in questo periodo di crisi; una crisi che riguarda anche la politica istituzionale e la democrazia. Una crisi assunta a pretesto di ricatti che spacciano privatizzazioni e Grandi Opere come rimedi salvifici. Grazie ad una sua - della crisi -truffaldina gestione antipopolare, le centrali nucleari, che abbiamo cacciato dalla porta, potremmo vedercele tornare dalla finestra, come recentissimamente l'AD dell'ENEL Fulvio Conti ha minacciato.

IFE Italia (Iniziativa femminista europea in Italia)

PARTECIPEREMO ALLE MOBILITAZIONI DI SABATO 15 OTTOBRE 2011
perché consideriamo insopportabile che i soggetti che hanno determinato , con le loro scelte economiche, sociali e politiche, impoverimento e diseguaglianza ora si mettano in cattedra e impongano le ricette per uscire dal disastro che loro stessi hanno creato. Lo faremo a partire da noi stesse, dai nostri diritti, bisogni, desideri, sogni. Il sistema neoliberista, attraverso il processo di femminilizzazione del lavoro (insieme a quello della clandestinizzazione delle vite di chi lavora ), ha esponenzialmente aumentato la manodopera femminile con lo scopo di precarizzare il lavoro ed i suoi diritti attraverso la generalizzazione delle modalità di ingresso al lavoro storicamente destinate alle donne perché ritenute da sempre manodopera di riserva : flessibilità, tempo determinato, part-time, bassi salari, diritti precari. Non capire o non tenere in considerazione questo dato significa negarsi la possibilità di comprendere la natura dei sistemi di potere che governano il mondo. Sistemi di potere che hanno teso a svilire il principio di eguaglianza e a rendere debole la democrazia per enfatizzare la dimensione privata. Ma quello di oggi è un privato svuotato dalla dimensione conflittuale che seppe assumere negli anni ’70 grazie alla rivoluzionaria intuizione del movimento delle donne (“il personale è politico”). Che genera solitudine, frammentazione, esclusione, chiusura, paura. Un terreno fertile per la riproposizione di un ’”ordine simbolico” di natura patriarcale che rinvigorisce i più “tradizionali” stereotipi femminili. A tutto danno del principio di laicità. Non è un caso che il principio di eguaglianza ( inteso non come desiderio di omologazione ma, al contrario, come processo di sovvertimento delle cause che hanno determinato le ineguaglianze) e quello di laicità (intesa non come acritico multiculturalismo o come “semplice” separazione fra Stato e Chiesa ma come rivoluzionario principio di autogoverno di si stesse/i) hanno subito pesanti arretramenti. Eguaglianza, laicità, libertà, democrazia e pace sono per noi principi irrinunciabili e sono le parole con cui provare a ricostruire un orizzonte, di senso e di lotta, nel quale poterci riconoscere. Per questi principi e con queste parole parteciperemo alle mobilitazioni del 15 ottobre.

IFE Italia
ife.efi.italia@gmail.com
www.ifeitalia.eu

mercoledì 12 ottobre 2011

L'Europa secondo Barroso

Mr. President, Presidency in office of the Council, Honourable Members, The European Council of 23 October will be held against a backdrop of urgency over the threat of systemic crisis now unfolding. There are many issues on the European agenda. The Minister of the Polish Presidency mentioned most of them. I will not of course go into detail of the many important challenges, from the conference in Durban to very important external items. I will today focus on the urgent response needed to the financial and economic crisis. To break the vicious cycle of uncertainty over sovereign debt sustainability and over growth prospects, we need comprehensive solutions now. In my State of the Union address to this Parliament two weeks ago I promised responses. Today we are delivering. I can announce that the Commission has just adopted a roadmap to stability and growth. And we have set out concrete terms and timelines to implement it. You are the first to whom I communicate the main elements of this roadmap. I am sending to the President of the European Parliament the document that we have first adopted some time ago. Honourable Members, Over the last three years, the European Union has come out with specific responses to different aspects of the crisis. Now is the time to bring them all together. To once and for all meet the depth of the crisis with a full comprehensive and credible response. The elements in this roadmap are interdependent.

Verso il 15 ottobre un appello per il reddito di base

Nel marzo di quattro anni fa, all'alba dell'attuale crisi globale, Ulrich Beck osservò: «Dobbiamo finalmente porre all'ordine del giorno queste questioni: come si può condurre una vita sensata anche se non si trova un lavoro? Come saranno possibili la democrazia e la libertà al di là della piena occupazione? Come potranno le persone diventare cittadini consapevoli, senza un lavoro retribuito? Abbiamo bisogno di un reddito di cittadinanza. Non è una provocazione, ma un'esigenza politica realistica». Dinanzi a questa crisi infinita, che produce sempre più disoccupazione e povertà di massa e all'incapacità delle classi dirigenti di intervenire per ridurre i danni sociali, riteniamo sia il momento di rilanciare l'esortazione in favore di un reddito di base incondizionato, come concreta opzione per garantire, nell'immediato, la possibilità di una vita degna alle persone più drammaticamente colpite da insicurezza e impoverimento e, in prospettiva, per auspicare e realizzare un'altra idea di società. Nei movimenti di cittadini che si mobilitano per rispondere alla crisi c'è una diffusa richiesta di trasformazione delle politiche pubbliche, in favore di maggiori interventi garantistici, per il riconoscimento di diritti sociali universali e il ripensamento del modello di sviluppo, oltre e contro la finanziarizzazione dell'economia.

lunedì 10 ottobre 2011

Il Parlamento Europeo e il diritto universale all'acqua

Stefano Squarcina

Il Parlamento europeo, unica istituzione dell’Unione Europea con piena legittimità democratica conferitagli dall’elezione a suffragio universale diretto, ha una storia consolidata di prese di posizioni politiche a favore del diritto universale all’accesso all’acqua potabile, che –secondo l’istituzione parlamentare che controlla Commissione e Consiglio- solo un servizio pubblico può garantire, sebbene non scarti mai in assoluto ipotesi di partenariato pubblico-privato accanto a quelle pubblico-pubblico. Il 4 settembre 2003 il Parlamento europeo approva all’unanimità una risoluzione “sulla gestione delle risorse idriche nella politica dei Paesi in Via di Sviluppo e le priorità della cooperazione internazionale dell’Unione Europea”. L’accento è messo soprattutto sui problemi dei Paesi più poveri nell’approvvigionamento d’acqua, ma la relazione contiene molte affermazioni importanti che vanno oltre quel quadro. Il Parlamento parte della constatazione “che, su sei miliardi di esseri umani (siamo nel 2003, NDR), 1,7 miliardi di persone non hanno accesso all'acqua potabile e più di tre miliardi non hanno accesso ad adeguate strutture igienico-sanitarie”; e che “la rarefazione delle risorse e le sfide economiche e territoriali correlate all'acqua rischiano di provocare conflitti armati in talune regioni del globo, compromettendo così lo sviluppo sostenibile, la pace e la stabilità”.

venerdì 7 ottobre 2011

Alternative reali: Per un nuovo patto sociale europeo

Lorenzo Marsili, European Alternatives

Negli ultimi mesi quasi tutti i paesi europei sono stati soggetti a politiche di austerità, tagli ai servizi di sicurezza sociale, nella tendenza generalizzata a spostare sui più deboli i costi della crisi e del salvataggio delle banche.
Le politiche di austerità non stanno funzionando. Non sono né democratiche, né giuste, né una via realistica per uscire dalla crisi. Tagli al Welfare, privatizzazioni forzate, e una riduzione del costo e della dignità del lavoro stanno trascinando i paesi europei in un circolo vizioso di riduzione della produzione economica e crescita del deficit, al tempo stesso favorendo gli stessi interessi economici e finanziari che sono stati i primi responsabili della crisi.
La crisi ha svelato l’illusione che voleva i mercati capaci di autoregolarsi, perciò ora spetta alla politica prendere nuovamente le redini dell’economia. In Europa, il rilancio dell’economia richiede decisioni coordinate. Al momento queste decisioni sono prese senza alcuna partecipazione democratica, e con risultati che gran parte dei cittadini percepiscono come totalmente ingiusti. Le proteste sono un segno di questo sentimento condiviso di ingiustizia.

giovedì 6 ottobre 2011

Il default della Grecia

L'articolo presentato uscirà sul prossimo numero di Progetto Lavoro per una sinistra del XXI secolo
Stefano Squarcina

É venuto il momento di allacciare le cinture di sicurezza, e di stringerle forte, visto che stanno saltando uno dopo l'altro i vari piani di salvataggio elaborati dall'Unione Europea per tamponare la crisi finanziaria greca ed evitarne una più complessiva di tutta l'eurozona. Del resto, queste strategie non hanno alcun reale significato economico, limitandosi -in modo ostinato ed ideologico- a fare della Grecia un capro espiatorio per colpe che non sono tutte sue. Stiamo arrivando al momento della verità, all'ammissione politica dell'inadeguatezza dell'intervento europeo verso Atene e al riconoscimento del fatto che, alla fine, solo un fallimento controllato ed ordinato della Grecia rappresenterà la vera "exit strategy" da questa situazione. Certo, l'Unione Europea non userà mai formalmente questa parola ("default"), anche perché rappresenterebbe contemporaneamente il suo di "fallimento", politico ed economico-finanziario, ma basta dare un'occhiata alla realtà dei fatti per accorgersi di cosa stiamo parlando. Andiamo con ordine.

Materiali da scaricare: scheda sulla Tassa sulle Transazioni Finanziarie

Scarica la scheda, clicca qui

Eurobond

L'articolo presentato uscirà sul prossimo numero di Progetto Lavoro per una sinistra del XXI secolo
Stefano Squarcina

Il dibattito politico sugli Eurobond, in altre parole sulla proposta di creare obbligazioni del debito pubblico dei diciassette Paesi dell'Eurozona emesse da un'apposita agenzia dell'Unione Europea e garantite congiuntamente dall'Eurozona stessa, ha ripreso il volo quest'estate, durante il picco della crisi politico-finanziaria che ha investito i mercati mondiali, e più particolarmente europei. Possiamo distinguere quattro tipi possibili di questi strumenti finanziari:

1) gli "Union Bond": titoli di debito pubblico europeo a lungo termine proposti nel 1993 dall'allora Presidente della Commissione europea Jacques Delors, che dovevano essere garantiti dal bilancio della Comunità europea per finanziare investimenti in grandi infrastrutture transeuropee i cui ricavi sarebbero andati ai promotori dei progetti medesimi. Non se n'è fatto mai nulla. Una loro parziale variante sono i “Project Bond" sostenuti da José Manuel Barroso nel 2010, per realizzare singole infrastrutture europee con finanziamenti nel partenariato pubblico-privato: ne esistono alcuni esempi, poco significativi per la loro portata finanziaria;

2) gli "Stability Bond": è un modo diverso di chiamare il "Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria" (EFSF), dotato di garanzie di capitale fino a 440 miliardi per emettere titoli finalizzati a prestiti condizionati ai Paesi in crisi dell'Eurozona. L'EFSF viene alimentato da versamenti nazionali dei diciassette stati dell'Eurozona proporzionali alle quote che gli stessi stati hanno nella Banca Centrale Europea; nel 2013 l'EFSF verrà sostituito dal "Meccanismo Europeo di Stabilità" (MES);

Stress Test

L'articolo presentato uscirà sul prossimo numero di Progetto Lavoro per una sinistra del XXI secolo
Stefano Squarcina

Pensata come grande operazione di esibizione di muscoli finanziari per dimostrare che tutto va bene e che lo stato di salute del sistema bancario europeo è eccellente, la pubblicazione -il 15 luglio scorso- dei risultati degli « stress test » cui sono stati sottoposti 91 istituti finanziari dell’UE non ha convinto nessuno. Per mettersi al riparo dalle critiche di chi la accusava di non voler vedere in faccia la verità -l’estrema fragilità del sistema creditizio europeo- l’Autorità Bancaria Europea (ABE) ha elaborato dei potenziali « scenari di crisi acuta » e ha chiesto alle banche di verificare la loro solidità e liquidità in tali contesti virtuali. L’obiettivo principale era di testare i livelli critici del « Tier One », i fondi reali a disposizione degli istituti finanziari, quelli che rappresentano la vera garanzia per i creditori in caso di catastrofe (immaginata come una crisi di almeno due anni, con crescita nulla del PIB per il 2012 e di -0,4% per il 2011), e fissati tra il 5 ed il 7% dell’insieme delle attività della banca in questione. Ma l’attendibilità scientifica e politica degli “stress test” è stata macchiata dalla decisione dell’ABE di escludere da ogni “scenario di crisi” qualsiasi ipotesi di default o fallimento di uno Stato Membro dell’Unione, come la Grecia o il Portogallo, ipotesi invece molto realistica vista la situazione. Questo significa che l’ABE, per ragioni squisitamente politiche (“non è all’ordine del giorno nessun default in Europa”, ma chi gliel’ha detto…), ha ordinato “stress test” dalla credibilità inesistente, come puntualmente si è verificato poche settimane dopo la pubblicazione dei risultati, quando il sistema creditizio e finanziario mondiale è entrato nella più grave crisi dopo quella scatenata dai “subprimes” americani nel 2008.

venerdì 9 settembre 2011

Cambiare rotta

Come è possibile che un’impresa considerata da tutti storica come quella dell’adozione dell’euro si accompagni ad una crisi economica e sociale dell’Europa e a un malessere degli europei della portata di quella che stiamo vivendo? Una crisi che peraltro appare sempre più avvitata su se stessa e impermeabile alle cure da cavallo che vengono somministrate. La domanda va posta senza sconti e senza tabù perché, a sinistra in particolare, non c’è più spazio per soluzioni conservative (e conservatrici), di continuità. La riflessione proposta da Latouche su come la moneta possa essere un buon servitore ma sia sicuramente un pessimo padrone, non può essere confutata con un’alzata di spalle. Anche perché gli interrogativi sulle magnifiche sorti e progressive della moneta unica sono molti e fattuali. Dico subito che non sono, a differenza di Latouche per l’uscita, neanche parziale, dall’euro. Sono però convinto che la strada per trasformare il cattivo padrone in buon servitore richieda un ripensamento profondo. E’ necessario perciò rispondere alle falsificazioni che gli adoratori dell’euro hanno incontrato sulla loro strada. Non da ultimo la diversa capacità di risposta al rischio default di due paesi agli estremi dell’Europa come la Grecia e l’Islanda, uno nell’euro e uno fuori, uno coperto dall’ombrello UE e l’altro no. Naturalmente l’Islanda è veramente piccolissima, ma ha mostrato una capacità e una possibilità creative sconosciute al gigante UE.

venerdì 22 luglio 2011

Per l'altra Europa

“People of Europe rise up - popolo d'Europa sollevati”: questo il grido delle proteste da Madrid ad Atene.


“Loro la crisi, noi la speranza” è la consapevolezza emersa a Genova 2011; la speranza di un'altra Europa – pacifista, ecologista, democratica, federalista, aperta al resto del mondo, fondata sulla dignità di ogni persona nativa e non nativa; un'Europa che rifiuta ogni discriminazione e che prende a suo fondamento la differenza come valore; un'Europa che orienti sui valori pacifisti e di cooperazione con il Sud del mondo il suo impegno internazionale.
Contro la mercificazione delle persone e dei beni comuni, immateriali e naturali, sono sorti reti, coalizioni, movimenti che convergono tutti nel progetto di un'Europa dei diritti fondamentali degli esseri umani e animali e della salvaguardia della natura. Occorre promuovere la gestione democratica dei beni comuni e un'economia fondata sulla eguaglianza e la giustizia sociale.
Alla crisi si può rispondere solo scegliendo l'orizzonte delle lotte a livello europeo. Occorre disarmare i mercati e la finanza. Attraverso l'assalto speculativo all'Euro passa l'assalto al welfare state e alle condizioni di vita e di lavoro dei cittadini e delle cittadine. Le misure assunte nei vertici europei, lungi dal combattere la speculazione, la alimentano e ne soddisfano le aspettative.
E' necessario indirizzare le lotte contro le politiche neoliberiste dell'Unione europea e i suoi centri decisionali che vedono come attori protagonisti i governi, la tecnocrazia e i poteri forti sovranazionali escludendo i cittadini e le stesse rappresentanze politiche. E' necessaria un'Europa democratica per porre fine ai poteri delle élites europee. 999 Da Genova 2011 esce rafforzato l'impegno a una nuova dimensione dei conflitti, da portare avanti attraverso campagne europee utilizzando anche l'iniziativa dei cittadini europei, che permette di proporre un atto legislativo alla Commissione europea tramite la raccolta di un milione di firme in almeno sette paesi dell'Unione europea. Le campagne europee in cantiere sono su:
- il reddito minimo garantito;
- la cittadinanza europea di residenza e la mobilitazione per l'adesione alla Convenzione Onu del 1990 sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici migranti;
- l'acqua come diritti umano, primo nucleo di uno Statuto europeo dei beni comuni e per una direttiva europea che lo sancisca;
- l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie e alla criminalità;
- un piano di riconversione ecologica e sociale delle produzioni e dei consumi da sostenere con una tassa sulle transazioni finanziarie e sulla carbon tax;
- il diritto all'informazione, il pluralismo e la libertà di stampa.
Queste campagne europee, promosse da differenti reti e coalizioni, pur non affrontando tutto l'arco dei problemi posti dalla crisi, sono però componenti concrete e significative dell'altra Europa e vogliono essere di sprone per altre campagne in grado di offrire in ogni campo alternative all'Europa dei mercati e della finanza. 999 Con queste campagne continua l'impegno per la costruzione democratica dell'altra Europa, per trovare modi e tempi per andare al di là del Trattato di Lisbona mediante reali percorsi di democrazia partecipativa.

Genova, 22 luglio 2011