Nel marzo di quattro anni fa, all'alba dell'attuale crisi globale, Ulrich Beck osservò: «Dobbiamo finalmente porre all'ordine del giorno queste questioni: come si può condurre una vita sensata anche se non si trova un lavoro? Come saranno possibili la democrazia e la libertà al di là della piena occupazione? Come potranno le persone diventare cittadini consapevoli, senza un lavoro retribuito? Abbiamo bisogno di un reddito di cittadinanza. Non è una provocazione, ma un'esigenza politica realistica».
Dinanzi a questa crisi infinita, che produce sempre più disoccupazione e povertà di massa e all'incapacità delle classi dirigenti di intervenire per ridurre i danni sociali, riteniamo sia il momento di rilanciare l'esortazione in favore di un reddito di base incondizionato, come concreta opzione per garantire, nell'immediato, la possibilità di una vita degna alle persone più drammaticamente colpite da insicurezza e impoverimento e, in prospettiva, per auspicare e realizzare un'altra idea di società.
Nei movimenti di cittadini che si mobilitano per rispondere alla crisi c'è una diffusa richiesta di trasformazione delle politiche pubbliche, in favore di maggiori interventi garantistici, per il riconoscimento di diritti sociali universali e il ripensamento del modello di sviluppo, oltre e contro la finanziarizzazione dell'economia.
Come nella "grande trasformazione" degli anni '30/'40 del Novecento, diviene fondamentale la lotta per il mutamento delle politiche di intervento pubblico. La crisi non lascia alternative: bisogna arrivare alla definizione di nuovi diritti in grado di garantire l'uguaglianza e la dignità della persona, ed uno di questi - quello su cui muovere - è proprio il reddito garantito.
Questa rivendicazione esprime il diritto fondamentale alla vita: è un diritto sociale, ma è anche una garanzia di libertà, che permette di sfuggire al ricatto della povertà, dell'insicurezza, della precarietà e dell'esclusione sociale. Una garanzia di libertà oltre che un diritto sociale, perché favorirebbe anche una nuova idea di partecipazione al lavoro, facendo sì che questo sia il frutto di una libera scelta e non più una semplice merce, svalorizzata a piacere dal capitale. Il riconoscimento di un reddito garantito permetterebbe poi di ripensare il ruolo della democrazia - nel combattere la finanziarizzazione dell'economia - e non solo dei sistemi di welfare, della qualità della vita e del lavoro.
Un reddito di base incondizionato sarebbe in grado di rispondere alle emergenze attuali e allo stesso tempo di porre in critica l'attuale modello di sviluppo, andando incontro dunque alle istanze di cambiamento che vengono da quei movimenti europei che il 15 ottobre scenderanno nelle strade d'Europa per rivendicare giustizia sociale, dignità e nuova democrazia.
Per tutto questo, e riprendendo le campagne in favore del reddito di base portate avanti dal Basic Income Network - Italia, della rete mondiale del Basic Income Earth Network, invitiamo le forze sociali, politiche e sindacali ancora sensibili alla tutela della dignità dell'essere umano a farsi portatrici di una campagna ormai necessaria in favore di un reddito di base incondizionato e a far riecheggiare nelle strade d'Italia e d'Europa, anche il 15 ottobre, la rivendicazione di un reddito garantito come diritto fondamentale per una reale democrazia ora.
Giuseppe Allegri, Piero Bevilacqua, Giuseppe Bronzini, Arturo Di Corinto, Luigi Ferrajoli, Andrea Fumagalli, Luciano Gallino, Stefano Giubboni, Sandro Gobetti, Fausta Guarriello, Maria Rosaria Marella, Cristina Morini, Giovanni Orlandini, Mauro Palma, Stefano Rodotà, Chiara Saraceno, Rachele Serino, Luca Santini, Guido Viale
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