L'articolo presentato uscirà sul prossimo numero di Progetto Lavoro per una sinistra del XXI secolo
Stefano Squarcina
Il dibattito politico sugli Eurobond, in altre parole sulla proposta di creare obbligazioni del debito pubblico dei diciassette Paesi dell'Eurozona emesse da un'apposita agenzia dell'Unione Europea e garantite congiuntamente dall'Eurozona stessa, ha ripreso il volo quest'estate, durante il picco della crisi politico-finanziaria che ha investito i mercati mondiali, e più particolarmente europei. Possiamo distinguere quattro tipi possibili di questi strumenti finanziari:
1) gli "Union Bond": titoli di debito pubblico europeo a lungo termine proposti nel 1993 dall'allora Presidente della Commissione europea Jacques Delors, che dovevano essere garantiti dal bilancio della Comunità europea per finanziare investimenti in grandi infrastrutture transeuropee i cui ricavi sarebbero andati ai promotori dei progetti medesimi. Non se n'è fatto mai nulla. Una loro parziale variante sono i “Project Bond" sostenuti da José Manuel Barroso nel 2010, per realizzare singole infrastrutture europee con finanziamenti nel partenariato pubblico-privato: ne esistono alcuni esempi, poco significativi per la loro portata finanziaria;
2) gli "Stability Bond": è un modo diverso di chiamare il "Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria" (EFSF), dotato di garanzie di capitale fino a 440 miliardi per emettere titoli finalizzati a prestiti condizionati ai Paesi in crisi dell'Eurozona. L'EFSF viene alimentato da versamenti nazionali dei diciassette stati dell'Eurozona proporzionali alle quote che gli stessi stati hanno nella Banca Centrale Europea; nel 2013 l'EFSF verrà sostituito dal "Meccanismo Europeo di Stabilità" (MES);
3) gli "Euro Bond": la proposta è stata fatta nel dicembre 2010 da Jean-Claude Juncker, Presidente dell’Eurogruppo, e dal Ministro Giulio Tremonti. Gli autori propongono che tali obbligazioni vengano emesse da una "agenzia europea del debito" che dovrebbe sostituire l'EFSF, garantendo sul piano europeo quote importanti di debito pubblico dei singoli stati UE;
4) gli "Euro Union Bond", la cui proposta -presentata il 23 agosto scorso con un articolo sul "Sole 24 Ore", che ha avuto un'eco importante nell'UE- si deve all'ex-Presidente della Commissione Europea Romano Prodi e all'economista italiano Quadrio Curzio. Essi propongono di "varare un Fondo Finanziario Europeo (FFE) che emetta obbligazioni europee con le caratteristiche seguenti: il FFE dovrebbe avere un capitale in proporzione alle quote degli stati dell'Eurozona nel capitale della BCE, costituito dalle riserve auree del Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC) che sono la maggiori al mondo con circa 350 milioni di once per un controvalore intorno ai 450 miliardi di euro; il FFE con 1.000 miliardi di euro di capitale versato potrebbe fare una emissione di 3.000 miliardi di euro-obbligazioni con durata decennale (e oltre) al tasso del 3%; il FFE dovrebbe dividere in due parti i 3.000 miliardi raccolti per far scendere dall’attuale 85% al 60% la media del debito nell'Eurozona.
L'ultima proposta, quella Prodi-Curzio, è stata commentata da Jacques Delors in un'intervista al Corriere della Sera del 19 settembre scorso: egli la definisce "geniale ed ideale, ma troppo ambiziosa". Delors propone di utilizzare per lo stesso scopo il futuro Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) attraverso "un piccolo emendamento al trattato che lo istituisce, anticipandone però l'entrata in vigore al 2012; l'unico vero problema sarebbe il maggior costo per la Germania perché le euro-obbligazioni avrebbero un rendimento più alto dei Bund tedeschi, ma se consideriamo il costo del non far nulla il problema è sormontabile", dice.
L'attuale Commissione Europea prende comunque tempo sul dibattito in corso, cosciente dell'opposizione di Sarkozy e soprattutto della Merkel agli Eurobond, almeno in questa fase. Pressato dal Parlamento Europeo durante il voto del 28 settembre scorso sulla "governance", il Commissario agli Affari Monetari, Olli Rehn, ha fatto mettere agli atti la seguente dichiarazione formale: "Entro la fine del 2011, la Commissione intende presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'istituzione di un sistema di emissione comune di titoli sovrani europei (eurobbligazioni) con responsabilità in solido. Le eurobbligazioni sono intese a rafforzare la disciplina di bilancio e a consolidare la stabilità nell'area dell'euro attraverso i mercati nonché, avvalendosi dell'aumento delle liquidità, a garantire che gli Stati membri che beneficiano delle migliori condizioni di credito non siano danneggiati dall'innalzamento dei tassi d'interesse. La relazione sarà corredata, se del caso, di proposte legislative". Tutto molto vago, insomma, nel puro stile della Commissione Barroso di Bruxelles.
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