Carlo Caldarini - Nel corso degli anni, i processi migratori hanno avuto un impatto via via crescente sulla composizione delle società europee. I “nati all'estero” rappresentano oggi circa il 10% della popolazione dell'Ue e la loro situazione socioeconomica è generalmente meno favorevole di quello degli autoctoni.
Secondo Eurostat, il tasso di disoccupazione delle persone di età compresa tra 25 e 54 anni è più elevato tra i nati all'estero che tra gli autoctoni della stessa fascia di età (10% contro 6%).
E quando lavorano, i nati all'estero hanno più difficoltà ad essere assunti in funzione del loro livello di istruzione. Il tasso di sovra-qualificazione, che indica la percentuale di persone con un elevato livello d’istruzione ma il cui lavoro non corrisponde a quel livello è infatti del 19% tra i nativi e del 34% tra i nati all'estero.
Anche il rischio di povertà ed esclusione sociale è maggiore tra le persone di origine straniera: 31% per i nati all'estero e 20% per gli autoctoni.
In Italia il tasso di disoccupazione è del 6% tra i nati in Italia e del 8% tra i nati all’estero. Il tasso di sovra-qualificazione è del 13% tra i nati in Italia e addirittura del 50% tra i nati all’estero. Il rischio di povertà ed esclusione sociale è invece, rispettivamente, del 22% e del 34%.
(Bruxelles, gennaio 2012)
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